domenica 12 gennaio 2014

Una cena…DOP


Piacenza e salumi è un binomio ben noto al mangiatore italiano medio. Nella (non poi troppo) sorridente cittadina sorgono un numero non ben definito di osterie dove poter mangiare i classici piatti della tradizione: gnocco fritto con i salumi, pisarei e faso', tortelli etc...alzi la mano chi non li ha mai provati.

Tuttavia, il salume che più mi ha colpito ho avuto occasione di gustarlo in un piccolo locale, Al DOP, un incrocio tra un’osteria ed un moderno ristorante, situato all’angolo di uno svincolo provinciale snodo per i viaggiatori che lasciano la città (posizione non troppo felice, ma va beh!). Nonostante la non felicissima posizione, Al DOP si merita 2 Stelle Michel.



Anche qui il proprietario è anche il tuo personale cameriere. Esperto ed appassionato di vini, è orgoglioso di presentarti la sua carta dei vini telematica, realizzata su di un tablet, giusto per mettere in difficoltà gli anziani: idea divertente ed innovativa (in realtà risulta anche altamente intuitiva e pratica).

Locale piccolo, pochi posti a sedere ed una grande affettatrice marca Berkel (da sola vale metà locale, ma a buon diritto). Come prima portata ordiniamo un tagliere di salumi con pane fatto in casa. Salame piacentino (poteva essere migliore), coppa, culatello (perfino migliore di quello di Zibello), prosciutto crudo e….una pancetta "mondiale"! Ragazzi, fidatevi, ordinate un tagliere anche di sola pancetta e non ve ne pentirete. E’ così delicata che il grasso si scioglie in bocca, perfetta accompagnata dal pane casereccio.

Seconda portata, degustazione di formaggi. Ci spiegano l’ordine in cui assaporare i piccoli pezzettini di formaggio accuratamente disposti in cerchio: al quarto consiglio mi sono già perso, intento a gustare l’ottimo vino bianco suggerito dal proprietario (la cantina è davvero ben fornita). Al di là del Master in caseificazione che servirebbe per comprendere le modalità di degustazione dei singoli assaggi di formaggi, da segnalare le confetture di accompagnamento (cipolla, pere, zucca), davvero ottime.

Finale in grande stile: tiramisù senza uova, realizzato abbattendo il mascarpone (poverino, che fine ingiusta) nel perfido abbattitore. Dolce davvero molto buono, salvo per la propria linea personale, magari prendetene uno in due.

Conto finale: per 4 persone Euro 125, comprensivo di:

  • piatto di salumi misti (uno a testa, porzione abbondante)
  • degustazione di formaggi (uno a testa, porzione abbondante)
  • dolce
  • vino (bottiglia di vino bianco e calice di passito per il dolce)
Responso: ci tornerò sicuramente ed in un futuro non troppo lontano. Il proprietario è davvero simpatico e da ottimi consigli sui prodotti migliori che ha in casa. E poi gli snodi autostradali hanno sempre il loro fascino!

venerdì 3 gennaio 2014

Sapori sub-sahariani


Qualcuno di voi saprebbe indicarmi sulla cartina la posizione esatta dell’Eritrea? Forse nelle regioni padane investirebbero nei suoi titoli di stato ma ben pochi saprebbero citarne i piatti tipici, così come correttamente collocarla su di una cartina geografica.



                                      


Nel cuore di Milano c’è un ristorante etnico, il Warsa, che mi ha particolarmente colpito. Ammetto che, non essendo cultore della storia culinaria africana, molto probabilmente non riconoscerei le differenze tra un piatto congolese ed uno eritreo, ma posso assicurarvi che ho subito notato la differenza tra un piatto eritreo ed uno italiano: il primo si mangia con le mani, il secondo con l’ausilio di comode forchette. 

Ebbene sì, il Warsa, ristorante eritreo che non conosce l’esistenza delle posate merita 2,5 Stelle Michel, e vi spiego il perché.



Innanzitutto è un locale molto tipico, si può scegliere se desinare (s)comodamente seduti su minuscole sedie (tipiche, o almeno così ci dicono) o all’occidentale, su supporti di legno con quattro gambe chiamati comunemente “tavoli”. Il ragazzo che serve è anche colui che gestisce tutto, ma tutto proprio tutto, tanto da non vedere nessun altro per tutta la durata del pasto. E’ bravo nonché decisamente simpatico (è inutile che chiedete le forchette, piuttosto chiude il locale ma non ve le da).


Chiediamo il menù: non esiste. Perfetto, vende tappeti? No, esiste solo un piatto in triplice versione: lo Zighni, di manzo, pollo o pesce. Ci buttiamo sullo Zighni di manzo. Dopo un antipasto decisamente piacevole e appena stappato il vino bianco sudafricano (Cabernet Sauvignon, anch’esso piacevole), arriva la portata principale. Il piatto si presenta con un tenerissimo, piccante e generoso spezzatino di manzo al centro circondato da verdure lessate alla perfezione e speziate in modo molto corretto. Tutto buonissimo, saporito e mai monotono.




Voi mi chiederete, ma come hai mangiato lo spezzatino senza posate? Hai costruito una forchetta con una graffetta che hai trovato dispersa nella tasca destra del tuo giubbotto?

Nonostante la prospettiva della grafforchetta fosse allettante, la soluzione era tuttavia compresa nel piatto. Lo Zighni, infatti, viene servito accompagnato dal pane locale (che mi dicono chiamarsi Ingera), composto di tre farine differenti dalla consistenza, direi…elastica (tipo Tensoplast, insomma) e che funge anche da "letto mangiabile" del piatto. Ecco, strappatene un pezzo e create l’involtino che più vi aggrada: spezzatino, carote e ceci? Non vi piace? Beh, allora cosa state leggendo a fare la recensione di un ristorante eritreo?? Mah…

Spazzolato il mirabolante Zighni, colmi di cibo ma sempre curiosi, ordiniamo l’unico dolce della casa (che il proprietario ci avverte essere di matrice egiziana, in Eritrea non esistono dolci) accompagnato da una miscela di tè locale alla cannella (molto interessante).

Conto finale per 3 persone: Euro 80, comprensivo di:

  • Zighni di manzo
  • bottiglia di Cabernet Sauvignon del Sud Africa75cl
  • dolce
  • tè locale
  • caffè

Responso: vedendo il conto finale forse vi chiederete perché questo locale merita così tante stelle. La risposta sta nella sua unicità. Per la quantità di cibo mangiato, unita alla (sorprendente) qualità dello stesso ed all’esperienza di sporcarsi tutta la camicia scoprendosi inabili a mangiare senza posate, il rapporto di convenienza è decisamente buono.

giovedì 2 gennaio 2014

Roma non fa la stupida a pranzo


Da Firenze ci spostiamo nella città eterna, Roma, per descrivere una delle più piacevoli e autentiche mangiate fatte negli ultimi tempi.

Mi trovavo nella capitale per una visita di piacere ad un mio caro amico, il Moro, icona del viver bene e rinomato leader di gruppo. Come sempre siamo alla ricerca di un posto per pranzare, un posto che enuclei il vero spirito romano. Il Moro mi suggerisce Da Tonino, locale quasi impercettibile all’angolo in Via del Governo Vecchio, senza insegne maestose e in completa assenza di qualsiasi traccia di un menù di pronta consultazione. Promette bene.

Da Tonino si merita 3 Stelle Michel, il massimo.


                                               


Il locale è la vera e propria osteriaccia de Roma, quella dove speri di capitare ma che non ispira troppa fiducia dall’esterno (vedi foto), anche se negli orari di punta si forma una discreta fila per assicurarsi un tavolo. 

Nonostante i pochissimi posti a sedere, ci fanno accomodare in un tavolino grande abbastanza per appoggiare i piatti, il vino della casa, i gomiti e le posate. Non esiste il menù, i piatti sono elencati dal cameriere e sono i soliti noti: cacio e pepe, carbonara, amatriciana…Che famo, magnamo?

Ordino una amatriciana al buio, accettando il rischio di dover restare nel locale a lavare i piatti a fine pranzo nel caso il conto non fosse in linea con le premesse ambientali. Arriva un piatto colmo di mezzemaniche, sovrastate da un intenso sugo piccante al punto giusto e spolverato di pecorino, con dei bei dadi di guanciale dalla scioglievolezza irresistibile (se tu che leggi fai parte della categoria di persone che, improvvisandosi chirurgo, si diletta nel separare la parte grassa da quella magra, smetti di subito di leggere).

Fantastico. Ne avrei prese altre ventisette porzioni (ventotto mi sembrava eccessivo), non fosse che tra il vino rosso della casa (la qualità rasenta quella del tavernello, ma chi se ne importa, è della casa) e la porzione di pasta parametrata su una legione politica, mi sentivo decisamente sazio, ma soprattutto soddisfatto, avevo trovato il posto giusto dove pranzare a Roma.

Chiediamo il conto, ovviamente alla buona, essere analitici è fuori moda in Via del Governo Vecchio. La cassa non è a vista (si narra che non esista realmente), fosse stato per me avrebbero potuto fare il conto con un abaco che mi sarebbe andato bene comunque.

Conto finale: Euro 11, il sollievo di non dover lavare i piatti (per poco, avevo in tasca solo 15 euro), comprensivo di:

  • bucatini all’amatriciana
  • mezzo litro di vino rosso della casa
  • caffè

Responso: il locale merita 3 stelle per la sua autenticità, semplicità e sincerità. Si mangia tanto, benissimo e con davvero poco tenuto conto che si è in pieno centro a Roma. Bella Tonino!

mercoledì 1 gennaio 2014

Una buona partenza

Merita di aprire le danze un locale dove sono stato giusto pochi giorni fa nel mio tour in Toscana, a Firenze per la precisione. 

Se vai a Firenze, e non sei di Firenze, non puoi esimerti da cercare un posto per mangiare la classica bistecca alla fiorentina. La città è un ristorante unico. Ci sono locande in ogni dove e per qualsiasi tasca, dal paninaro al ristorante stellato (ovviamente stelle assegnate non da noi ma da chi tenta di copiarci in Francia).

Sera, ora di cena. Voglio mangiarmi una bella fiorentina. Esco per le vie del centro e scruto ogni singolo menù appeso sulle mura del seicento di palazzi che di viandanti ne hanno visti non pochi con il passare degli anni. Un'ora dopo vago ancora errabondo, "rimbalzato" da alcuni rinomati locali del posto, invocando l'aiuto del dio della bistecca nell'indicarmi la strada. Giro in una viuzza, non so nemmeno perché, e mi trovo davanti ad un locale, piccolo ma con un menù ragionato, sia in termini di prezzi che di proposte.

Il ristorante si chiama Osteria Vecchio Vicolo e si merita ben 2,5 Stelle Michel.



Locale tipico per chi cerca di mangiare qualcosa "a tema". Arredamento ricercato e proprietario simpatico. Quando sono arrivato (intorno alle 21.15) era completamente prenotato, ma una battuta riferita ad un giapponese che cenava con la maglietta di Mario Gomez (giocatore della Fiorentina) è piaciuta al proprietario tanto da farmi accomodare comunque. Insomma, a volte il posto ce lo si deve conquistare.

La scelta svaria dalla più classica bistecca alla fiorentina, nella versione da 1kg ma anche da 500g per chi non vuole svenarsi ed allo stesso tempo ingrassare a vista d'occhio, passando per una vasta scelta di primi. C'è anche l'opzione pizza che ho opportunamente evitato.

I secondi costano mediamente dai 13 ai 20 Euro, con eccezione della fiorentina da 1kg che ne costa circa 40 (ma è normale, anzi, direi un ottimo prezzo se comparato agli altri locali che ho visionato nei dintorni). 

I primi piatti costano di media dai 9 agli 11 Euro.

Buona la scelta dei vini, sopratutto la possibilità di ordinarne la "mezza bottiglia", sia per il costo che per la facilità di consumo della stessa.

Conto finale: Euro 35 comprensivo di:

  • bruschetta al pomodoro
  • bistecca alla fiorentina da 500g con patate al forno
  • mezza bottiglia di Chianti classico tenuta Val D'Albola
  • tortino di cioccolato all'olio extravergine del Chianti
Voi mi chiederete, ma come hai mangiato? E io vi rispondo, bene. Ma tengo a precisare che è una mia opinione personale che va inserita nel più ampio complesso della valutazione. La fiorentina era cotta in modo perfetto e le patate davvero molto buone. La bruschetta equivaleva a quella che mi facevo da studente tornato da lezione alle sette di sera mentre il tortino era goloso ma non certo fine.

Responso: locale bello e accogliente, in posizione centrale, con una buona convenienza qualità/quantità/prezzo rispetto ai concorrenti. Insomma, una buona partenza. 


Dalle stalle alle Stelle

Mi presento. Mi chiamo Michel, ho pochi anni sotto i trenta e appartengo a quella generazione di giovani che vivranno peggio dei loro genitori. Che dire, un'ottima partenza.

Ho deciso di iniziare a scrivere questo Blog di ritorno da una tre giorni in giro per la Toscana. Da buon turista non ho solo ammirato le bellezze artistiche e paesaggistiche del luogo, ma ho cercato anche di mangiare bene senza dover necessariamente aprire un mutuo o chiedere aiuti al Fondo Monetario Internazionale. Munito solamente del mio fidato smartphone (oggi giorno se compri una guida cartacea rischi l'ostracismo) sono entrato nel c.d. tunnel della dipendenza da giudizio di TripAdvisor, il sito di recensioni più famoso al mondo.


Tipica attestazione presente su qualsiasi porta di qualunque ristorante di qualsivoglia luogo. Insomma, affidabile.


Ore passate a consultare le pagine di qualsiasi ristorante/trattoria/osteria nei pressi di Lucca e Firenze, la batteria del telefono che implorava pietà ed io che cominciavo ad accusare i primi sintomi di astenopia. "Cibo eccezionale", "servizio impeccabile", "ci tornerò sicuramente"....si ma quanto costa?? Il menù?? Mi date almeno un link di riferimento?? Niente.

Sapete, mi sono fatto un'idea: se dovessimo basarci sui giudizi di TripAdvisor la locanda all'angolo potrebbe risultare parificata ad un famosissimo ristorante pluri-stellato. Non che me ne freghi realmente molto, a dirla tutta, ma mi pare quantomeno iniquo o, comunque, dubbio.

Atterrito dai chilometri percorsi alla ricerca di un luogo in cui desinare, ho cominciato a pormi le classiche domande di stampo squisitamente esistenziale: "chi sono veramente?", "cosa sto cercando?", "pago quando ritiro col bancomat?"... Mentre lascio a voi il compito di rispondere alle ultime due domande, la risposta alla prima mi pare quasi scontata. Ma se lo stesso quesito venisse contestualizzato nel mondo della ristorazione, la risposta potrebbe essere diversa. Infatti, penso e sono orgoglioso di potermi considerare il classico "mangiatore italiano medio".

La TreCani definisce il mangiatore italiano medio come "colui che è solito ricercare un luogo in cui desinare che risponda ai più efficienti canoni di convenienza qualità/quantità/prezzo".

Se sono davvero il "mangiatore medio", come mai non riesco a scegliere tra i tanti posti recensiti su TripAdvisor, il sito più democratico e di confronto esistente in tema? Perchè non mi sento affatto sicuro? Perché mi dici che il posto è bellissimo e mi mostri la foto del tuo cane??

Decido che non userò più TripAdvisor. Mi baserò solo su una sorta di istinto, entrerò in un locale, ordinerò e mangerò; solo dopo farò le mie personali valutazioni.

Seguendo la mia nuova filosofia di vita, proprio mentre gustavo una portata presso un'osteria qualunque in quel di Firenze, ho pensato di poter condividere con gli altri le impressioni di un "mangiatore medio" e quale metodo migliore per valutare le esperienze se non il più rinomato metro di valutazione culinaria al mondo? Le Stelle

Ma siccome questo Blog rifugge dai concetti di esclusività ed inacessibilità propri della rinomata classificazione, ho deciso che le Stelle Michel non dovranno essere appannaggio di pochi e selezionatissimi esercizi di ristorazione, bensì saranno il metro di ogni valutazione futura e dovranno essere funzionali al mangiatore italiano medio, proprio come il sottoscritto. 

Le Stelle andranno a valutare il rapporto di convenienza qualità/quantità/prezzo di un esercizio di ristorazione rispetto alle esigenze di un mangiatore medio, sulla base della tabella che segue:

  • 0,5 Stelle = pessimo rapporto di convenienza. Assolutamente non consigliato;
  • 1 Stella = accettabile ma non consigliato
  • 1,5 Stelle = poco più che accettabile, se proprio non hai altra scelta...
  • 2 Stelle = buono, lo consiglierei
  • 2,5 Stelle = molto buono, lo consiglierei a tutti salvo a mia suocera
  • 3 Stelle = ottimo, lo consiglierei al mio migliore amico

Quindi tutti gli esercizi (da me visitati, ovviamente) avranno almeno mezza stella: per la prima volta i ristoratori italiani potranno dire ai loro amici e conoscenti che anche loro sono stellati (cosa che immagino li farà sentire estremamente "fichi").

Adesso, visto che, statisticamente data la lunghezza del post, solo il 7% di voi hanno letto integralmente il contributo, non resta che cominciare con le recensioni.