Da Firenze ci spostiamo
nella città eterna, Roma, per descrivere una delle più piacevoli e autentiche
mangiate fatte negli ultimi tempi.
Mi trovavo nella capitale
per una visita di piacere ad un mio caro amico, il Moro, icona del viver bene e
rinomato leader di gruppo. Come sempre siamo alla ricerca di un posto per
pranzare, un posto che enuclei il vero spirito romano. Il Moro mi suggerisce Da
Tonino, locale quasi impercettibile all’angolo in Via del Governo Vecchio, senza insegne maestose e in completa assenza di qualsiasi traccia di
un menù di pronta consultazione. Promette bene.
Da Tonino si merita 3 Stelle Michel, il massimo.
Il locale è la vera e
propria osteriaccia de Roma, quella dove speri di capitare ma che non ispira
troppa fiducia dall’esterno (vedi foto), anche se negli orari di punta si forma una discreta fila per assicurarsi un tavolo.
Nonostante i pochissimi posti a sedere, ci fanno
accomodare in un tavolino grande abbastanza per appoggiare i piatti, il vino
della casa, i gomiti e le posate. Non esiste il menù, i piatti sono elencati
dal cameriere e sono i soliti noti: cacio e pepe, carbonara, amatriciana…Che
famo, magnamo?
Ordino una amatriciana al
buio, accettando il rischio di dover restare nel locale a lavare i piatti a
fine pranzo nel caso il conto non fosse in linea con le premesse ambientali. Arriva
un piatto colmo di mezzemaniche, sovrastate da un intenso sugo piccante al punto giusto e spolverato di pecorino, con dei bei dadi di guanciale dalla scioglievolezza
irresistibile (se tu che leggi fai parte della categoria di persone che,
improvvisandosi chirurgo, si diletta nel separare la parte grassa da quella
magra, smetti di subito di leggere).
Fantastico. Ne avrei
prese altre ventisette porzioni (ventotto mi sembrava eccessivo), non fosse che
tra il vino rosso della casa (la qualità rasenta quella del tavernello, ma chi
se ne importa, è della casa) e la porzione di pasta parametrata su una legione politica, mi sentivo decisamente sazio, ma soprattutto soddisfatto,
avevo trovato il posto giusto dove pranzare a Roma.
Chiediamo il conto, ovviamente
alla buona, essere analitici è fuori moda in Via del Governo Vecchio. La cassa
non è a vista (si narra che non esista realmente), fosse stato per me avrebbero
potuto fare il conto con un abaco che mi sarebbe andato bene comunque.
Conto finale: Euro 11, il sollievo di
non dover lavare i piatti (per poco, avevo in tasca solo 15 euro), comprensivo di:
- bucatini all’amatriciana
- mezzo litro di vino rosso della casa
- caffè
Responso: il locale merita 3 stelle per la sua autenticità, semplicità e sincerità. Si mangia tanto, benissimo e con davvero poco tenuto conto che si è in pieno centro a Roma. Bella Tonino!
Informazioni utili
Location:
Sito web: hanno promesso di realizzarlo contestualmente al ponte sullo stretto.
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